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Il Lagazuoi

di Fabio Piccin

Il complesso montuoso del Lagazuoi, rappresenta un museo storico all’aperto, caratterizzato dalla presenza di numerose gallerie scavate dai militari della prima guerra mondiale.

Foto di Antonio Zanella, Ivan Vicenzi, Riccardo Tardivo.

Il Lagazuoi è in realtà formato da due rilievi principali ben distinti, chiamati rispettivamente Piccolo Lagazuoi (in ted.: Kleinen Lagazuoi, 2.778 m s.l.m.) e il retrostante Grande Lagazuoi (in ted.: Großen Lagazuoi, 2.835 m).

Storia

Durante il corso della prima guerra mondiale, tra il 1915 e il 1917, il Lagazuoi fu teatro di aspri scontri tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche, che costruirono complesse reti di tunnel e gallerie scavate all’interno del Piccolo Lagazuoi e tentavano a vicenda di far saltare in aria o di seppellire le posizioni avversarie con il metodo della guerra di mina. Tra il 18 e il 19 ottobre 1915 due plotoni di alpini occuparono alcune posizioni sul versante sud del Piccolo Lagazuoi, tra le quali una sottilecengia ribatezzata Cengia Martini, che attraversa la parete da ovest a est ed era strategicamente importante, mentre le posizioni austro-ungariche si trovavano sulla sommità del monte. Per cacciare gli avversari da queste posizioni, fortificate e scavate nella roccia, gli austriaci fecero esplodere tre mine, la più potente delle quali il 22 maggio 1917 fece saltare in aria una parte della parete alta 199 metri e larga 136. Nonostante ciò, le posizioni italiane sulla cengia non vennero abbandonate. A loro volta gli italiani scavarono una galleria di duecento metri di dislivello all’interno della montagna, fino all’anticima del Piccolo Lagazuoi; il 20 giugno 1917 fecero brillare sotto di essa 32.664 chili di esplosivo e successivamente, attraverso la galleria, occuparono ciò che ne rimaneva. Il cratere provocato da quest’esplosione e tuttora individuabile. Dopo labattaglia di Caporetto gli italiani si ritirarono da tutte le loro posizioni e le operazioni militari nella zona ebbero fine. (wikipedia)

Il sentiero dei Kaiserjaeger

Rappresentava la via di comunicazione tra il fondovalle (Val Parola) e le postazioni in quota sul Piccolo Lagazuoi, attraverso il quale avveniva il trasporto di viveri, munizioni e materiale. Oggi il sentiero è stato risistemato e può essere percorso nella sua totalità, prestando attenzione nei tratti esposti che sono stati comunque attrezzati con corde fisse. Lo sbarramento difensivo austriaco, nell’area del Lagazuoi, era costituito da un sistema di trincee scavato sopra il passo Valparola, la cosiddetta postazione Vonbank, i cui resti ben conservati si incontrano ancor oggi alle pendici del Lagazuoi sulla sinistra della stazione di partenza della funivia. In quota vi erano da un lato le postazione sul Sasso di Stria, e dall’altro gli appostamenti sulla cresta del Lagazuoi.

La galleria di mina italiana

E’ un complicato groviglio, il più ardito sistema di gallerie realizzato nella Grande Guerra. Oltre al ramo principale, costruito per piazzare la mina sotto le postazioni austriache dell’anticima, ci sono la galleria di spalla il cui sbocco esterno sull’anticima servì come uscita per le pattuglie italiane di assaltatori dopo lo scoppio della mina e la galleria dell’artiglieria dalla quale i cannoni italiani tiravano verso il Sasso di Stria. Ed ancora: la galleria elicoidale, che partendo dalla Cengia Martini sbuca a quota 2668 dopo un percorso interno lungo circa 1150 metri ed il ramo orizzontale che correva parallelamente alla cengia offrendo riparo dal tiro austriaco. (www.dolomiti.org)

"Al termine di questa grandiosa opera era stato creato un collegamento interno tra tutti i rami della galleria e la cengia sottostante, la Cengia Martini, insieme con un sistema di feritoie di sparo orientate in tutte le direzioni. Percorrendo la cengia verso destra fin quasi sotto la funivia si possono visitare i resti dei ricoveri, delle baracche, dei camminamenti. La cengia rappresentava una validissima postazione in quota per minacciare le sottostanti postazioni nemiche della Vonbank; inoltre sul sentiero si aprivano rientranze naturali nella roccia che, allargate e rese più confortevoli, offrirono ripari dal fuoco nemico, alloggiamenti per gli uomini e depositi per i materiali." (www.dolomiti.org)

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