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Tunisia 2012 "AD SPECULUM"

Secondo le antiche scritture di Plinio, la tanto pregiata pietra trasparente era reperibile anche nelle antica regione dell’Africa che in epoca Romana era rappresentata della Tunisia, ed in particolare dalla zona di Gasfsa, oggi conosciuta per le importanti risorse di fosfati.

ricerca storica di Andrea Benassi. foto di Ivan Vicenzi,Andrea Benassi,Riccardo Mittica,Roberto Pollinzi ,Fabio Piccin,Igor Roveredo.

le miniere di Lapis Specularis

Per continuare la ricerca sulle antiche miniere di Lapis Specularis, il team Acheloos geo exploring ha portato a termine una nuova spedizione nel deserto tunisino ripercorrendo le vecchie piste rocciose che usavano gli antichi romani , fino alle antiche zone di estrazione della pietra. La zona in esame si trova vicino al confine Algerino nei pressi della città di Gafsa, antica città Romana, e in particolare nella zona delle oasi di Shabika, l’antica AD SPECULUM nominata sempre da Plinio come luogo di fornitura della pietra trasparente usata in passato sia per le finestre che per gli specchi pregiati. Si ha quindi sempre interpretato questa zona archeologica come luogo di vedetta dove attraverso la particolare pietra si potevano scambiare segnali attraverso effetti di riflessione della luce solare.

In realtà, da quanto emerso dalla ricerca in sito, la zona in esame e’ particolarmente ricca di giacimenti di gesso secondario trasparente, che si sono formati all’interno di sedimentazioni argillose che trattengono l’acqua permettendo la cristallizzazione del minerale che quindi erano sfruttati in epoca Romana . Se ne trovano in abbondanza al punto che non e’ necessario scavare in profondità all’interno di cavità, ma già in superficie e’ possibile ritrovare lastre di pietra consolidate. Ancora oggi tale materiale e’ utilizzato per scopi commerciali diventando oggetto di souvenir per i turisti che visitano la zona.

La tipologia di estrazione, che e’ prevalentemente superficiale e consiste nello scavare lungo la vena del gesso delle corte gallerie per accedere ai materiali più puri e presenti nell’interstrato argilloso, non consente di identificare i vecchi siti di estrazione che sono ancora sfruttati in epoca moderna , ma le testimonianze raccolte confermano che la tecnica ha orini molto antiche.

le grotte naturali della regione

Interpretando l’escavazione della Lapis Specularis in modo similare alle miniere del gesso Romagnolo e Spagnolo, sono state indagate alcune grotte naturali della zona, con intendo di confermare la tecnica già conosciuta. In realtà le ricerche hanno confermato l’assenza del gesso all’interno delle grotte, con caratteristiche geologiche particolari quali la scarsissima presenza d’acqua e la conseguente assenza di concrezioni oltre a particolari condizioni di temperatura elevata e bassissima umidità. interessanti invece i frammenti di reperti archeologici ritrovati che testimoniano l’antica frequentazione delle cavità spesso localizzate nelle vicinanze di risorgenze naturali , come luogo di culto e venerazione. Stranamente di recente il governo Tunisino ha chiuso con imponenti muri a secco, l’accesso delle grotte considerate possibile luogo di rifugio per estremisti politici.

Sempre nella zona centrale della Tunisia sono state riposizionate alcune cavità già conosciute, e sono state verificare le possibili continuazioni indicate dai precedenti esploratori, riscontrando che oltre a non avere nuove prosecuzioni le grotte sono in pessimo stato di conservazione e utilizzate spesso come discarica a uso indiscriminato. Interessanti anche le verifiche all’interno di antiche miniere di fosfati, scavate in modo regolare per molti chilometri all’interno delle montagne aride led deserto Tunisino.

Conclusioni

Il breve periodo trascorso nel deserto ci ha permesso di visitare e verificare molti siti di particolare interesse archeologico e geologico , sviluppando una ricerca itinerante che ci ha visto percorrere oltre 2000Km tra laghi salati, sentieri montuosi e piste desertiche nell’antica regione africana della Tunisia.

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